Fra gli gnomi e gli abitanti del bosco nessuno aveva mai dichiarato apertamente quale fosse la migliore fra le sei fate. Ma certamente quella che avrebbe lasciato un vuoto maggiore dopo la loro partenza era Fiordaliso. Gentile con tutti, affabile, senza mai far pesare il fatto di essere una fata di PRIMA CLASSE. Sì, perché le fate sono divise in tre classi e solo le più brave per meriti speciali ricevono dalla Grande Fata l’investitura di prima classe.
In una gelida notte di Novembre in cui la Luna era al suo primo quarto, Fiordaliso si ritrovò nel bosco. Ogni fata ha un pianeta, o una stella da cui attingere energia una volta all’anno, in un giorno segreto che solo le fate conoscono. E quella era la notte in cui Fiordaliso avrebbe dovuto fissare a lungo la Luna. Per ore rimase immobile davanti alla falce bianca, finché, dopo una formula magica, si incamminò per uscire dal bosco.
«Brr! Che gelo!», si disse affondando i piedini nella neve. «Ancora un po’ e sarei morta di freddo!»
Mentre passava davanti alle radici nodose di un grosso abete, cercò con gli occhi una lucina che aveva intravisto quand’era entrata nel bosco: la casina dei grilli. Attraverso l’apertura vide nell’albero tremolare la fiammella di una candela che si stava spegnendo. Si avvicinò per vedere i due grilli che dormivano beati di un lungo sonno che sarebbe finito solo in primavera, e si accorse con spavento che la piccola stufa che doveva dare loro tepore durante tutto l’inverno si era spenta. «Poverini!», si disse, «moriranno di freddo!»
«Anche se sono ben coperti, con questo gelo prenderanno una polmonite».
La casa dei grilli era molto piccola e la Fata si chinò ad osservare i suoi piccoli amici.
D’istinto soffiò su di loro un po’ del suo fiato caldo. Il tepore di quel respiro riempì la piccola cavità. Fiordaliso capì che quello era forse l’unico modo per tenere in vita i due poveri grilli fino all’alba. Se fosse andata a cercare aiuti durante la notte, al suo ritorno, con quel freddo, avrebbe trovato morti i suoi amici.
Inginocchiata nella neve continuò a soffiare dolcemente. L’alba si avvicinava, ma lenta, troppo lenta per la piccola fata bionda che continuava a soffiare sempre più debolmente.
Quando il primo sole si alzò livido a rischiarare il bosco coperto di bianco, la piccola figura della Fata era ormai immobile, coperta di ghiaccio. Più tardi uno gnomo la trovò, e dette l’allarme: i grilli erano salvi, ma la fatina dal grande cuore non avrebbe più allietato col suo sorriso gli amici del bosco.
Racconto tratto da Storie del bosco – Le fate
Storie del Bosco – Le Fate
di Tony Wolf
DAMI EDITORE
C’era una volta
un bosco incantato
in cui arrivarono
gli Gnomi, i Giganti,
le Fate…
Commento: è proprio un bosco incantato quello che ha allietato l’infanzia dei miei figli, con le bellissime illustrazioni che accompagnano le 13 storie fantastiche delle fate. Racconti che emozionano e coinvolgono anche l’adulto, esplorando i sentimenti, spaziando dall’allegria alla tristezza, arrivando perfino a fare il tifo per alcuni dei personaggi. Ogni storia ha alla base tematiche molto significative perché rispecchiano i valori essenziali, affinché in una comunità ognuno possa convivere nel suo ruolo secondo le specifiche abilità.
Le Storie del bosco sono libri che stimolano molto la fantasia e l’immaginazione, li ho letti e riletti più volte e ho avuto un vero imbarazzo nello scegliere la storia in questo volume, che è una tra le più toccanti, perché sono davvero tutte incantevoli. Da non perdere.
Leda
Anche noi fate ogni tanto
abbiamo bisogno di un po’
di vacanza… ecco perché ho mandato
le mie sei fate più brave
(Fiordaliso, Tulipana, Ortica,
Orchidea, Albicocca e Pignasecca)
a trascorrere una breve vacanza
nel villaggio degli Gnomi.
Speriamo che si divertano
e non combinino troppi guai.
Voi che leggete questo libro
avvisatemi se qualcuna di loro
si comporta male…
un bacio magico
dalla vostra
Grande Fata ☆