La finestra di fronte

LA FINESTRA DI FRONTE
di Ferzan Ozpetek

Giovanna (Giovanna Mezzogiorno) e Filippo (Filippo Nigro) sono una coppia con due figli, che si barcamena alla bene e meglio come tante altre. Lei è una giovane donna sulla soglia dei trent’anni, sposatasi a venti, una donna risoluta e molto esigente, che a volte trabocca in arroganza. Ha un impiego stabile come contabile presso una ditta di polli, che non le piace ma che garantisce un minimo di stabilità economica alla famiglia, visto che il marito, seppur un buon padre, si dimostra un compagno spesso inaffidabile e inconcludente, destinato a lavori precari o perennemente castigato dal turno notturno. I due litigano spesso e non si risparmiano certo colpi bassi.

Un giorno per strada durante l’ennesimo battibecco Filippo viene fermato da un uomo anziano (Massimo Girotti) che appare confuso. Mentre Giovanna in breve lo liquida, Filippo lo ascolta e comprende che l’uomo ha perso la memoria, così decide di aiutarlo portandolo al commissariato di Polizia. Complice involontaria l’imminente partita di calcio alla TV, Filippo fa credere a Giovanna di aver trovato una lunga fila al commissariato per cui finiscono per ospitarlo, anche se a Giovanna il fatto di avere un estraneo in casa con due bambini proprio non garba ed è determinata a liberarsene il prima possibile.

Divisa tra casa e lavoro, quella di lei è una vita monotona a cui si è arresa; anche la vita di coppia ne risente ma Filippo pare si sia adagiato. Nella sua quotidianità solo la finestra di fronte le concede un’unica piacevole trasgressione: osservare di nascosto il vicino di casa, di cui peraltro non sa nulla.

Mano a mano che si conoscono Giovanna e l’anziano signore, che pare chiamarsi Simone, scoprono di avere molte cose in comune, tra cui la passione per la pasticceria: per lei è relegata solo a pochi momenti e svilita dal fine economico; per lui fonte di grande fama e soddisfazione.
Solo in seguito si scoprirà essere in realtà Davide Veroli, scampato al rastrellamento degli ebrei del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943, compiuto dalle truppe tedesche della Gestapo con la complicità dei funzionari della Repubblica Sociale Italiana, che furono subito deportati al campo di sterminio di Auschwitz (La Shoah).

Una sera proprio a causa di Davide, a Giovanna si presenta l’occasione di conoscere il vicino di casa che si chiama Lorenzo (Raul Bova), è un giovane funzionario di banca in attesa della “donna giusta” e del “lavoro giusto”. Con sua sorpresa Giovanna scopre che anche lui da tempo osserva la finestra di fronte dimostrando di sapere molte cose di lei.

In un gioco di specchi in cui l’uno sembra sovrapporsi all’altro s’intuisce che c’è qualcosa di molto intimo che accomuna Giovanna e Davide: una passione segreta e proibita.

«Dovevamo amarci di nascosto.
Perchè nessuno ci perdonerebbe il nostro amore
».

La pragmatica Eminè (Serra Yılmaz), decisamente più disinvolta e libera da tutti gli orpelli che inibiscono Giovanna, comprende il turbamento dell’amica, la incoraggia a passare ai fatti ma allo stesso tempo la mette di fronte a ciò a cui potrebbe andare incontro.

E lei comprende.
Comprende che non è nell’altro che deve cercare un cambiamento, ma in se stessa.

«Io non posso fare più niente ormai. Lei invece può ancora scegliere, può ancora cambiare, Giovanna. Non si accontenti di sopravvivere, lei deve pretendere di vivere in un mondo migliore, non soltanto sognarlo».

Commento: la prima volta che ho visto questo film ero un po’ distratta e non ho colto molto il significato, se devo essere sincera. Ma mi sono rimaste impresse alcune scene e le musiche di Andrea Guerra, che ha curato la colonna sonora, che sapevo riconoscere anche a distanza di tempo perchè danno notevole intensità alla storia.
Rivedendolo più volte ho potuto apprezzare meglio il film e capirne il significato profondo.
Da vedere e da ascoltare le bellissime canzoni.

Leda

La finestra di fronte
di Ferzan Özpetek
Italia, Regno Unito, Turchia, Portogallo, 2003
Genere: drammatico
Musiche: Andrea Guerra
Cast: Giovanna Mezzogiorno, Raoul Bova,
Massimo Girotti, Filippo Nigro, Serra Yılmaz.
Produzione: R&C Produzioni (Roma), Red Wave Films (Londra), AFS Film (Istanbul), Clap Filmes (Lisbona) in collaborazione con Eurimages
D (istribuzione: Mikado Film

È vero, non so quasi niente di lei. So solo che esce tutte le mattine alle otto per andare ad accompagnare i bambini a scuola. Con lei c’è sempre una sua amica, con dei bambini neri. So che la sera, dopo aver finito di lavare i piatti, rimane un po’ da sola in cucina a fumare, e spegne la sigaretta sotto l’acqua del rubinetto. So anche che la notte spesso gira per casa. Si avvicina alla finestra a guarda fuori, ma non so cosa vede. (Lorenzo)

Ho ancora bisogno di una tua parola, Davide, di un tuo sguardo, di un tuo gesto. Ma poi all’improvviso sento i tuoi gesti nei miei, ti riconosco nelle mie parole. Tutti quelli che se ne vanno, ti lasciano sempre addosso un po’ di sé. È questo il segreto della memoria? Se è così allora mi sento più sicura, perché so che non sarò mai sola.​

La memoria costituisce la nostra più vera identità,
ci aiuta a capire chi siamo e anche chi saremo.

Mio caro Simone, dopo di te, il rosso non è più rosso.
L’azzurro del cielo non è più azzurro.
Gli alberi non sono più verdi.
Dopo di te, devo cercare i colori
dentro la nostalgia che ho di noi.
Dopo di te, rimpiango persino il dolore
che ci faceva timidi e clandestini.
Rimpiango le attese, le rinunce,
i messaggi cifrati, i nostri sguardi rubati
in mezzo a un mondo di ciechi,
che non volevano vedere perchè,
se avessero visto, saremmo stati
la loro vergogna, il loro odio, la loro crudeltà.
Rimpiango di non aver avuto ancora il coraggio
di chiederti perdono. Per questo,
non posso più nemmeno guardare dentro la tua finestra.
Era lì che ti vedevo sempre,
quando ancora non sapevo il tuo nome.
E tu sognavi un mondo migliore,
in cui non si può proibire ad un albero di essere albero,
e all’azzurro… di diventare cielo.
Non so se questo è un mondo migliore
…ora che nessuno mi chiama più Davide
…ora che mi sento chiamare soltanto signor Veroli,
come posso dire che questo è un mondo migliore?
Come posso dirlo senza di te?

Lettera scritta da Davide Veroli a Simone

 

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