“Tutto mondo è paese“
È una frase che sentivo spesso, fin da bambina, e viene citata quando accade qualcosa che ci accomuna.
La tendenza, invece, è quella di percepire il mondo come qualcosa di “staccato”, lontano, che non ci appartiene, quando invece il mondo è fatto di paesi e di persone, diversi per aspetto, lingua, religione, tradizione, abitudini, ma accomunati dal bisogno di avere un’identità, una dignità come popolo.
È fondamentale conoscere la cultura e la realtà di ogni paese, per poter comprendere le difficoltà vissute nel far valere quelli che sono gli elementari diritti di ogni essere umano.
È facile giudicare quando questi diritti ci sono riconosciuti dalla nascita e sono garantiti, essendo nati in un paese libero, ma non va dimenticato che sono stati conquistati con molti sacrifici da chi è venuto prima di noi, a costo anche della vita stessa. Per cui il minimo che possiamo fare per rinnovare la gratitudine di ciò che ci è stato donato, è alimentare la solidarietà e il sostegno a chi questi diritti sta cercando di conquistarli.
È fin troppo facile dare giudizi sprezzanti quando si ha “il sedere al caldo”, sentirsi coraggiosi quando si è al sicuro e non c’è nessuno che ci minacci direttamente. Quando però succede e ci tocca da vicino, se ne ha piena coscienza, restiamo sconvolti e ci troviamo impreparati ad affrontarlo.
Credo che a volte sia necessario porsi nei panni di chi è in difficoltà per comprendere gli sforzi che ogni giorno vengono fatti, passo dopo passo, per conquistare ciò che noi alle volte arriviamo persino a disprezzare.
Leda