Django Unchained

“Django Unchained” di Quentin Tarantino
E’ ancora Tarantino

da una recensione di Alessio Tommasoli
9 gennaio 2013

Da Sergio Leone a Takashi Miike, da Mario Bava a Park Chaan-wook, fino a raggiungere Sergio Corbucci: un cammino insidioso, una strada dissestata e apparentemente impercorribile che, splendidamente, a guardare Django Unchained risulta invece semplice, lineare, addirittura inevitabile. E a chiedersi come questo incantesimo possa realizzarsi si trova una sola risposta, anzi un solo nome: Quentin Tarantino. È arrivata finalmente quell’opera che a guardarla ora sembrava scritta da tempo, quel film che suggella un incontro scontato eppure fino ad ora irrealizzato, quello tra Tarantino e il western, e il risultato è esattamente quello che ci si aspettava, un vero e proprio simposio.

Del Django di Corbucci il regista riprende soltanto il nome e getta il suo protagonista nel West schiavista, fornendogli l’arma più impressionante che un eroe potrebbe possedere in un simile contesto: la pelle nera. Liberato dalla schiavitù da un originale cacciatore di taglie di origini tedesche, Django ne diventa il socio e così facendo percorre il suo sanguinario cammino verso la più ambita meta del genere western e naturalmente della tradizione tarantiniana, la vendetta.

Tra le parole inarrestabili e l’inarrestabilità delle immagini, scorre una colonna sonora che traccia il cammino più classico degli spaghetti western, chiamando ripetutamente in causa il classico Ennio Morricone, ma anche Riz Ortolani e Luis Bacalov per poi distruggere alla maniera di Tarantino qualsiasi legame tradizionale condendo una sparatoria devastante con un hip-hop di 2Pac che riesce incredibilmente a non stonare.

(articolo completo)

Commento: sinceramente non mi è piaciuto molto, i film di Quentin Tarantino non mi attirano. Sembra una rivisitazione del classico western adattato ai giorni nostri con dialoghi semplici quasi banali.

“Mi piace come muori”

“Ma che gli farai mai alle donne tu?”

Nella colonna sonora c’è un pezzo di rap che veramente, non stona affatto; scene crude, esagerate ed esasperate come la scena della carneficina….
I personaggi esprimono la bivalenza dell’animo umano: quella oscura di Django che non esita a vendicarsi ma prova un amore puro per la moglie Broomhilda, il Dr. Schultz con compassione  libera gli schiavi e uccide uomini per denaro, Candie crudele verso gli schiavi che possiede e ingenuo verso le intenzioni degli ospiti…

Una messa in scena della violenza e della cattiveria l’uno sull’altro che non conosce distinzione di razza, di colore, di ceto sociale. Il concetto classico di razzismo cede il posto a quello che vediamo ai giorni nostri in cui chi è stato vittima di razzismo, diviene razzista egli stesso nel momento in cui si trova in una posizione di supremazia. Il bene e il male è insito in ogni mente umana, è attraverso la propria coscienza che si decide che scelta fare.
Bella la colonna sonora, molto singolare il pezzo di Elisa sulle musiche di Ennio Morricone e bello ritrovare un cameo di Franco Nero che ha interpretato il protagonista nella pellicola Django di Sergio Corbucci, a cui Tarantino si è ispirato.

Leda

Django Unchained
di Quentin Tarantino
USA,2012
Genere: Western, Drammatico
Cast: Jamie Foxx, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson,
Christoph Waltz, Kerry Washington, Zoe Bell,
James Remar, Don Johnson, Franco Nero,
Walton Goggins, Bruce Dern, James Russo,
M.C. Gainey, RZA, Tom Savini
Produzione: Super Cool Man Shoe Too, Columbia Pictures,
Double Feature Films, TheWeinstein Company
Distribuzione: Warner Bros Italia

Il dottor Shultz: “Guardali come scappano!”
Django: “Sì, i codardi tendono a farlo…”

“Lavorerai tutti i giorni fino a spaccarti la schiena
…poi, quando non servirai più, ti butteranno via…”

“Se permettete, con ciò che è di mia proprietà
faccio quello che mi pare!”

 

 

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