Una bellissima farfalla

«Questa è la storia di una farfalla. È una bellissima farfalla, una di quelle tutte colorate, che quando volano sembrano seguire una musica che possono sentire solo loro. Poi, un giorno, le si spezza un’ala, e nonostante continui a essere la più bella delle farfalle, non riesce più a volare. Decide di fermarsi sul suo fiore preferito e poco dopo muore…Ogni volta che vedrete una farfalla pensate a me».

Andy Whitfield

Così Andy Whitfield (interprete di “Spartacus: sangue e sabbia”) ha spiegato ai due figli Jesse e Indigo la lotta contro il linfoma non-Hodgkin e la sua morte. La moglie racconta: siamo andati a una mostra in cui c’era una stanza piena di farfalle. Appena entrati Jesse ha gridato: «Wow, papà è ovunque». Quando è arrivato il momento di andare, si è messo a piangere e tra i singhiozzi ha detto: «Dai papà, appoggiati sulla mia manina, dai papà», e una farfalla è volata sul suo dito.

Tratto da Vanityfair

Spesso i bambini trovano risposte più sagge,
possiedono un loro naturale senso della realtà,
un rapporto spontaneo e immediato col mondo.

C’è stato un tempo in cui, per qualche anno, sono stata alle dipendenze di un ospedale civile come ausiliaria all’interno della squadra del ‘Servizio pulizie’. Si era nel periodo invernale e mi fu chiesto se potevo sostituire per qualche giorno una collega che si era ammalata. Mi recai al reparto di Medicina donne a lei affidato e cominciai a pulire, era strapieno di pazienti a causa di un epidemia influenzale che quell’anno si dimostrava piuttosto virulenta. C’erano letti dappertutto, persino nei corridoi e nell’atrio dove c’era la madonnina, tra un letto a l’altro erano stati predisposti dei paraventi per creare un po’ di privacy. Il personale infermieristico era super affaccendato, e io cercavo di non essere d’intralcio mentre mi aggiravo tra i letti. A un certo punto oltrepassato un paravento, mi avvicinai al letto di una signora minuta, molto anziana e nel chinarmi per raccogliere le pantofole la sentii bisbigliare qualcosa. Le chiesi se aveva bisogno di qualcosa, se voleva che chiamassi un’infermiera, mi accostai un po’ di più ma la sua voce era così flebile che non riuscivo a capire. Mi guardai intorno ma non c’era nessuno che io potessi chiamare, così rimasi lì qualche minuto per rassicurarla e proprio in quel momento spirò. Ci rimasi molto male, ma la cosa che più mi ferì è stato rendermi conto che lei era lì da sola, sarebbe morta senza alcun conforto, e nessuno se ne sarebbe accorto.
Sono passati molti anni ma mi capita a volte di ripensarla, specialmente quando c’è stata la pandemia di Covid-19 e molte sono state le persone che non hanno potuto avere vicino qualcuno della famiglia. Che tristezza… quanto ancora sottovalutiamo l’aspetto umano nella nostra società!

Leda

Parlare del dolore e della morte

 

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