Come faceva freddo quell’ultima sera dell’anno!
In quella vigilia di capodanno una bambina a piedi nudi camminava per la strada. I suoi ultimi miseri zoccoli non erano durati molto, le stavano così larghi che ai lati la neve penetrava inzuppandoli tutti, e poi li aveva persi attraversando la strada incespicando fra le vetture.
I suoi piedini erano così viola dal freddo… Tra i suoi biondi capelli indugiavano i fiochi di neve mentre si stringeva nel piccolo scialle di lana, e con la mano teneva saldo il grembiule con dentro i fiammiferi da vendere. Non si dovevano bagnare, li doveva vendere tutti quella sera stessa. Ne teneva un pacchetto in mano mostrandolo ai passanti, ma nessuno sembrava accorgersi di lei chiusi com’erano nei loro caldi cappotti, passavano svelti per la via.
Ella aveva tanto freddo e tanta fame, povera piccola! Le luci brillavano alle finestre, da lontano giungevano le note dell’organetto che suonava canzoni natalizie, e un buon profumo di cibo si spandeva intorno, per la strada. Era per il capodanno – ella pensava.
Accovacciandosi all’angolo della strada le pareva di sentir meno freddo e meno fame. Non osava certo tornare nella sua misera casa senza un soldo… del resto avrebbe fatto freddo anche lassù in quella soffitta, dove il vento entrava soffiando tra le fessure. Tanto valeva restare lì… per non buscarle poi, tornando a mani vuote.
Le sue piccole mani erano gelate. Un piccolo fiammifero avrebbe potuto scaldarle – pensò. Se solo avesse osato toglierne uno dal pacchetto e strofinarlo per riscaldarsi le mani… Si decise a prenderne uno, uno soltanto, lo strofinò e subito scoppiettò bruciando.
Svelta coprì con la mano la piccola fiammella calda e lucente.
Ma… che luce strana! Alla bambina pareva di essere seduta accanto a una grande stufa di ferro adorna di pomi dal grande coperchio di rame lucente. Si intravvedeva il fuoco che vi bruciava allegro, e riscaldava così tanto che la bimba provò ad allungare i piedi… ma d’un tratto la fiamma si spense e la stufa sparì. La piccola fiammiferaia si ritrovò seduta ai bordi della strada con i resti del fiammifero bruciati in mano.
Ne accese un altro e subitò bruciò brillando, e il muro di fronte divenne subito trasparente come un velo, sul quale la bambina poteva vedere in una stanza una tavola apparecchiata con una tovaglia in tessuto damascato ornata da belle porcellane e bicchieri di cristallo; al centro della tavola un’oca arrosto dorata e fumante, farcita di mele e uva attendeva i commensali, spandendo un delizioso profumo intorno. Che bontà! …d’un tratto l’oca rotolò dal grande piatto finendo sul pavimento fino alla povera bambina… ma il fiammifero si spense e davanti a lei restò solo un freddo muro.
Eccola allora accendere un terzo fiammifero, e subito si vide seduta sotto un grande albero di Natale, molto più bello e pieno di luci di quello che aveva visto sbirciando attraverso i vetri, dal ricco mercante. Mille piccole candele bruciavano sui verdi rami dell’abete, da cui pendevano figurine di tutti i colori, come quelle che ornavano le vetrine dei negozi. Pareva fossero lì solo per lei. La piccola alzò le mani per sfiorarle, ma il fiammifero si spense.
Le restarono negli occhi le piccole luci delle candele che salivano, salivano e lei si accorse che non erano che le stelle. Una di loro cadde tracciando una lunga striscia luminosa nel cielo. «È qualcuno che muore» sussurrò la bambina. La sua vecchia nonna, la sola che era stata buona con lei ma che non c’era più, le ripeteva spesso: quando una stella cade, è un’anima che sale a Dio.
Ella strofinò ancora un altro fiammifero, si fece una gran luce e nel mezzo apparve la sua adorata nonna con espressione dolce e radiosa.
«Nonna, – chiamò la bambina – portami con te prima che il fiammifero si spenga e tu scompaia, come la grande stufa, come la deliziosa oca arrostita, come il bell’albero di natale!» Svelta strofinò il resto dei fiammiferi per farla rimanere. La loro fiamma produsse un chiarore più forte di quello del giorno. Mai la sua nonna era stata così grande e così bella.
Ella prese la bambina fra le sue braccia, e tutte e due liete fra il chiarore salirono, salirono in alto dove non c’era più freddo, non c’era più fame, nè angoscia, nè dolore; erano presso il Signore.
Quando venne il mattino all’angolo della strada c’era il piccolo corpo della bambina con le gote rosee, il sorriso sulla bocca… era morta, morta di freddo l’ultima notte dell’anno.
Era là, seduta sulla neve con una scatola di fiammiferi bruciati intorno. «Ha voluto riscaldarsi! – disse qualcuno. Nessuno poteva capire il motivo di quel sorriso sulle sue labbra, tutti ignoravano le belle cose che aveva visto… e in mezzo a quale splendore era entrata con la vecchia nonna nell’anno nuovo.